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Carabinieri

Cronaca

“Promettevano posti di lavoro alla Difesa in cambio i soldi”, indagati tre canicattinesi

“Promettevano, in cambio di denaro, dei posti di lavoro alla Difesa”.

E’ ciò che i magistrati della Procura della Repubblica di Agrigento, coordinati dal procuratore capo Luigi Patronaggio, contestano a tre persone di Canicattì alle quali i carabinieri del Norm hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini.

L’indagine, diretta dal Procuratore della Repubblica Luigi Patronaggio e coordinata dal Pubblico Ministero Giulia Sbocchia, ha preso spunto – scrivono i carabinieri del comando provinciale di Agrigento – dalla denuncia di alcune vittime, rivoltesi ai carabinieri. I militari, anche attraverso l’intercettazione delle conversazioni degli indagati, hanno documentato come costoro, inseriti in un sodalizio gerarchicamente strutturato ed avvantaggiandosi di un assetto organizzativo e logistico, mediante artifizi (quali il millantato patrocinio di vertici dello Stato o la sostituzione di persona, la disponibilità di progetti edilizi, contratti, documenti e timbri falsi) e raggiri (il racconto suggestivo della imminente realizzazione di una grande base militare in località Punta Bianca di Agrigento) abbiano promesso, in cambio di denaro, degli inesistenti posti di lavoro presso la Difesa”.

“Sono circa 160 – aggiunge l’Arma – nella provincia di Agrigento, ma anche di Caltanissetta e Palermo (con concentrazioni a Canicattì, Racalmuto, Palma di Montechiaro e San Cataldo) le vittime (per lo più disoccupati) del raggiro messo in atto dagli indagati che, ricorrendo allo schema del marketing multilevel (da qui MULTILEVEL, nome convenzionale dell’operazione), hanno convinto gli ignari sottoscrittori a pagare cifre a partire da 2.500 euro per saltare l’esame di assunzione nella base militare e proposto loro di diventare reclutatori, per potere così accedere al ruolo di capigruppo o coordinatori, in modo da essere assunti ancor più facilmente e con un grado di responsabilità nella fantomatica caserma di Punta Bianca”.

“È significativa – si legge ancora nel comunicato de comando provinciale dell’Arma – la storia di un’imprenditrice di Racalmuto, imbrogliata con la proposta di aprire un bar nella base immaginaria: la donna, convinta di dover far fronte alle esigenze delle centinaia di soldati che avrebbero popolato Punta Bianca, ha pagato 5.000 euro per partecipare al progetto, ha costituito una nuova società, ha fatto ricorso al credito per ingrandire il proprio laboratorio ed infine, schiacciata tra la pandemia ed i debiti contratti, ha cessato ogni attività”.

“I carabinieri di Canicattì, durante la perquisizione effettuata il 7 settembre 2020, hanno sequestrato – si conclude la nota stampa – gli elementi inconfutabili del disegno criminoso messo in atto dagli indagati: le mappe della base mostrate alle vittime durante il reclutamento ed i contratti, sottoscritti con la contestuale consegna dei tesserini recanti effigi false e la dicitura COMANDO GENERALE D’ONERI, nonché il libro mastro dei truffati con le quote corrisposte da ognuno di loro. Per essere più convincenti, gli indagati hanno spregiudicatamente speso il nome del Generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, Segretario Generale della Difesa ed illustre cittadino agrigentino, indicato alle vittime quale futuro comandante della fantomatica base militare. I carabinieri hanno annotato come, nonostante si fosse diffusa la notizia delle perquisizioni, molti truffati abbiano voluto – ed ancora vogliono – continuare a credere al miraggio del posto di lavoro a tempo indeterminato subdolamente promesso dagli indagati”.

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