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Atto consiliare del 1906

Storie

Cambiare provincia? Nel 1906 i consiglieri indissero un referendum per lasciare Agrigento

Diciamocela tutta: Licata si è sempre sentita emarginata dal capoluogo di provincia, Agrigento, e nel corso dei decenni da più parti è stato proposto di lasciare la provincia per trasferirsi altrove. In ultimo, solo pochi anni fa, quando era stata ipotizzata la creazione della provincia di Gela, dalla nostra città era arrivata l’adesione al progetto.

Ma nel 1906, ben 112 anni fa, Licata era stata vicinissima ad abbandonare Agrigento. Il consiglio comunale aveva infatti deliberato l’indizione di un referendum (era stata anche stabilita la data: 3 giugno 1907) per decidere se rimanere con la città dei templi o lasciarla. Il referendum, però, non si fece.

A fare la scoperta, cercando tra le carte, è stato il Fondo Librario Antico, diretto da Angelo Mazzerbo, che ieri sera sulla propria pagina Facebook ha pubblicato un post con i verbali della seduta consiliare del 16 ottobre del 1906.

Il sindaco era Bartolomeo Germain. L’ordine del giorno era stato presentato dal consigliere comunale Luigi Muscia, il quale tra l’altro scriveva: “…è inutile illudersi. Fino a che si resterà stretti nel cerchio di ferro in cui ci stringe Agrigento, i nostri più legittimi diritti saranno sempre ostacolati. Il nostro commercio sempre più avvilito, la nostra rada abbandonata”.

Ecco cosa deliberò il consiglio comunale: “…far voto al governo del Re perché Licata distornata dalla provincia di Agrigento venga annessa a quella di Caltanissetta…si riserva di invitare la cittadinanza per 3 giugno prossimo a pronunziarsi con pubblica votazione (referendum) se intenda o meno far suo l’odierno voto, espresso dall’assemblea consiliare”.

Ma il referendum non si tenne. Il consiglio inviò la deliberazione all’allora prefetto di Agrigento, Giuseppe Sorge, il quale rispose in questo modo: “L’unita deliberazione con la quale codesto Consiglio Comunale mentre fa voti al Governo del Re perché Licata venga aggregata alla Provincia di Caltanissetta, si riserva di invitare l’intera cittadinanza pel tre Giugno a pronunziarsi – scrive il prefetto – con pubblica votazione (referendum) se intenda o meno far suo detto voto, non può essere approvata. E ciò perché mentre non potrebbe parlarsi di referendum non trattandosi di municipalizzazione nei quali casi soltanto è ammessa tale forma di manifestazione della volontà degli elettori, la deliberazione stessa non può ad un vero referendum riferirsi dappoichè …… ad esprimersi non i soli elettori ma tutta la popolazione. Restituisco quindi alla S.V. senza alcun provvedimento la deliberazione di cui si tratta, la quale a sensi dell’articolo 279, legge Comunale e Provinciale è nulla ed efficace”.

(Foto Fondo Librario Antico FB) 

 

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