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“A causa del Coronavirus l’intera stagione del Cantalupo rischia grosso”, il Comune chiede aiuto

Il Coronavirus rischia di mettere in ginocchio anche il comparto agricolo, perciò il sindaco di Licata Pino Galanti e l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Ripellno, hanno scritto al presidente della Regione Musumeci, all’assessore regionale all’Agricoltura Bandiera ed al presidente della Commissione Attività Produttive, Ragusa, chiedendo aiuti per il settore che rappresenta la voce principale dell’economia licatese.

“In particolare si è chiesto alla Regione – scrive il Comune – di intervenire “al fine di garantire un prezzo minimo equo e remunerativo alla produzione, con accordi, sotto la vigile e fattiva presenza delle Istituzioni, con tutti i soggetti della filiera, della grande distribuzione e dei consumatori. Ed ancora – hanno scritto Galanti e Ripellino – di mettere in campo interventi di sostegno, anche tramite campagne di marketing, del frutto di stagione “Melone Cantalupo di Licata”, evidenziandone le caratteristiche organolettiche e qualitative, che i vostri tecnici riterranno di poter promuovere, per cercare di sostenere la domanda e la remuneratività e frenare gli effetti dovuti all’emergenza sanitaria”.

“E’ noto – si legge ancora nella missiva – che nei territori comunali di Licata e Palma di Montechiaro, da decenni vengono coltivate orticole di particolare pregio qualitativo per la specificità del territorio e per le successive qualità organolettiche che le produzioni presentano. Al momento è già partita la raccolta del melone Cantalupo insieme a tutte le altre orticole. Purtroppo, la presente pandemia derivante dal coronavirus, ha provocato una condizione di estrema criticità, a carico di tutte le aziende agricole, che ingenti investimenti avevano messo in campo per la produzione di questo prodotto così particolare e caratteristico del territorio Si stima – si legge ancora nella nota – che circa 1.500 ettari siano stati dedicati al melone, con produzione scalare dalla prima settimana di Aprile fino alla prima decade di Giugno. Gli impedimenti alla circolazione, giustamente, dovute alle varie ordinanze Regionali e Nazionali, unite alla ridotta capacità di conservazione, 5/8 giorni, del frutto stesso, stanno determinando prezzi al di sotto delle medie degli altri anni, nello stesso periodo. Quanto detto ci induce a pensare che, oltre alle cause indotte dalla pandemia, possano verificarsi fenomeni speculativi nelle contrattazioni in corso nei vari mercati. Va rimarcato che nel nostro territorio, il comparto agricolo ed il suo indotto, rappresentano il principale sostegno all’economia cittadina e rischiamo, senza seri ed immediati provvedimenti, di pagare un prezzo altissimo di natura socio-economica dalle imprevedibili e drammatiche conseguenze”.

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