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Francesco Bellanti

Storie

“Il quadro di Stalin”, pubblicato il nuovo romanzo di Francesco Bellanti

Nuovo lavoro per Francesco Bellanti, docente in pensione, talentuoso scrittore, poeta e saggista.

Il romanzo (Carello Edizioni, Gennaio 2024, Catanzaro, euro 16) si intitola “Il quadro di Stalin” ed è composto da 160 pagine.

E’ stato pubblicato dalla stesa casa editrice con la quale lo scrittore palmese ha pubblicato con successo nel 2021 Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi, biografia romanzata di Suor Maria Crocifissa della Concezione, che è stata bene accolta presso dagli eredi dei Tomasi e dagli ambienti ecclesiastici e intellettuali, e nel dicembre 2022 Storia scellerata, (di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato), romanzo che ha ricevuto un buon riconoscimento al Premio Internazionale Milano 2023.

“Con questo – si legge in una nota – nuovo romanzo, l’ex professore del Liceo Scientifico G.B. Odierna di Palma di Montechiaro e dell’ITC di Licata, (tra questi  Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden e Il Cardinale e il labirinto di Dedalo nel 2020, libri premiati nel Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica – Pegasus Literary 2020 e 2021), autore di ben dodici libri, conferma i suoi interessi per una letteratura visionaria e fantastica, però fortemente ancorata alla realtà, secondo un’estetica molto vicina a quella del realismo magico. Il quadro di Stalin è opera – come le altre – dall’originale impianto narrativo e dai tratti visionari e fantastici,  dove è pure palpabile una profonda formazione umanistica molto attenta alla storia, alla cultura popolare e alla politica”.

“Il romanzo trae spunto – si legge ancora nel documento – da una storia vera, la scomparsa di un quadro di Stalin avvenuta durante la chiusura di una sezione comunista in un paese della Sicilia Occidentale, che lo scrittore chiama Almeda, paese dove sono ambientati diversi altri suoi romanzi, e che somiglia molto al suo paese d’origine, cioè Palma di Montechiaro. La scomparsa di un quadro di Stalin avvenuta realmente nel suo paese, tuttavia, è solo lo spunto iniziale, tutto il resto è frutto di pura fantasia. La storia, in breve, è questa. Nel 1980 scompaiono nello stesso giorno un quadro di Stalin dalla sezione comunista e un quadro di Hitler dalla sezione missina, cioè dell’allora MSI, partito filofascista, apparentemente senza nessun collegamento. Un giovane militante comunista, che ha vissuto all’Est, a Mosca e a Praga, porta scompiglio fra i suoi compagni parlando male del cosiddetto socialismo reale. È un tempo di passaggio, quello della fine del comunismo nei Paesi dell’Est. Nel contesto di questa vicenda, la narrazione si dipana in modo umoristico e divertente, tra un’indagine grottesca e pittoresca di un Maresciallo dei Carabinieri e un’inchiesta dilettantesca di due giovani informatori comunisti e di alcuni militanti della sezione comunista, novelli e fantasiosi Sherlock Holmes in giro per il paese tra mafiosi, studiosi, maghi, politici, feste paesane, comizi, elezioni comunali, storie di adulteri, pettegolezzi, avvenimenti bizzarri e drammatici. Tra questi, la storia di un pittore comunista pentito diventato pittore di Madonne dopo aver dipinto il quadro di Stalin e un cineteatro che brucia dopo la proiezione di un film sulla battaglia di Stalingrado e prima di un documentario sulle elezioni comunali del paese. Vanno a fuoco anche la falegnameria del segretario missino proprietario del quadro di Hitler e un negozio di una famosa popolana”.

“Si snodano – si conclude la nota – storie di matrimoni infelici e di donne passionali, di rancori e di sentimenti profondi. E, infine, una pura storia d’amore alla base della scomparsa del quadro di Stalin. Il tutto si svolge in un’atmosfera primaverile magica di un paese alla fine degli anni Settanta, con uno stile veloce, quasi cinematografico, realistico e sognante a un tempo, e un linguaggio coerente con la personalità e i caratteri dei personaggi rappresentati, in un tempo e in un ambiente che lo scrittore ha conosciuto bene perché li ha vissuti. Il romanzo è un affresco autentico di una società, un ritorno alla giovinezza, a un mondo dove ancora si credeva alla politica e la politica dava ancora risposte ai bisogni e alle esigenze del popolo, e la gente credeva ancora nei valori della religione, della politica e delle ideologie. Un mondo dove si credeva ancora al futuro e ai sogni, alla purezza dell’amore. Un tempo visionario e fantastico, magico, il ricordo della giovinezza”.

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