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Gli studenti del “Liotta” hanno vinto il concorso nazionale “Sulle vie della parità”

Le quarte classi della scuola primaria “Dino Liotta”, guidate da Carmela Di Rosa, referente per la legalità del comprensivo “Marconi”, hanno vinto il concorso nazionale “Sulle vie della parità”, giunto alla decima edizione, indetto dall’associazione Toponomastica femminile. Primo premio ex aequo nella sezione “Percorsi di vita, lavoro e memoria”, con “Camicette bianche”, Conoscere per ricordare”.

“Camicette bianche” è il libro della scrittrice licatese Ester Rizzo.

Ecco la motivazione del premio, scritta dalla giuria, presieduta da Maria Pia Ercolini: “Il progetto si qualifica in maniera eccellente, per il collegamento realizzato tra vicende di varie donne, i cui diritti negati attraversano le categorie dello spazio-tempo; il passato e il presente si intrecciano attraverso storie di migrazioni: le migranti italiane del Novecento, le mamme migranti di oggi, Malala come migrante per motivi politici. Tutto questo convoglia in uno spettacolo teatrale corale che coinvolge con efficacia un numero elevato di bambine e bambini: è evidente la loro partecipazione emotiva e cognitiva nell’interpretazione del testo Camicette bianche di Ester Rizzo e , in parallelo, della storia di Malala, con i riferimenti ai diritti costituzionali negati”.

“Storia, geografia, letteratura, ed. civica, arte, scrittura… Il progetto, come prodotto interdisciplinare complesso, valorizza – si legge ancora nella motivazione – i contenuti emozionali e permette di esplorare molti codici espressivi attraverso un’esperienza non solo recitativa, ma anche ritmico-musicale, coreutica e coreografica. Inoltre, l’utilizzo di lingue diverse (Italiano, Inglese, Siciliano, Russo) fa emergere un’attenzione particolare al valore fondante dell’intercultura che assieme alla parità di genere viene promossa e portata a consapevolezza, da bambine e bambini. La documentazione, che attinge a fonti storiche audiovisive, come premessa contestualizzata del racconto teatrale rappresentato e riprodotto nel video, rende esplicito, in modo godibile, il percorso educativo-didattico che docenti e discenti hanno elaborato. A conclusione non vi è proposta di intitolazione, ma le intitolazioni rappresentano il punto di partenza e di riflessione sulla toponomastica come strumento di memoria, quella che il libro di Rizzo chiede per le donne migranti, vittime sul lavoro”.

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