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Maria Cecilia Peritore

Attualità

Coronavirus e multe, l’avvocato: “Non tutto è chiaro, ecco gli strumenti di cui disponiamo”

Tra decreti, ordinanze regionali e sindacali e note interpretative, non è facile orientarsi nella legislazione (per la verità non sempre chiara) dell’emergenza Covid; e, nell’incertezza, è possibile incorrere in sanzioni.

Abbiamo chiesto all’avvocato licatese Maria Cecilia Peritore, esperta nel contenzioso riguardante le pubbliche amministrazioni, di aiutarci a comprendere meglio i nostri diritti e doveri.

Per cominciare: cosa deve sapere chi ritiene di essere stato ingiustamente multato?

“Intanto – è la risposta del legale – chi vuole ricorrere, non deve pagare la multa (altrimenti non è possibile fare ricorso).

Deve poi rivolgersi ai comitati, ai legali, alle associazioni che si stanno occupando di questa materia, tenendo conto che al momento i termini di presentazione dei ricorsi sono sospesi e riprenderanno a decorrere dal 16 maggio.

Nei successivi 30 giorni sarà possibile ricorrere. A seguito del ricorso la multa potrà essere annullata; ma in caso di rigetto, dovrà essere pagato un importo pari al doppio della sanzione originaria”.

Come si fa ad essere sicuri della legittimità, o meno, della propria condotta?

“Purtroppo, dato che le norme sono spesso indeterminate, non è sempre facile distinguere – aggiunge l’avvocato licatese – le condotte legittime da quelle vietate: ad esempio è così, nella casistica pratica, con riguardo alle situazioni di necessità che rendono legittimi i trasferimenti in altri comuni. Anche le ragioni di salute non sono sempre esattamente individuate; se cioè è giustificato qualsiasi spostamento per accertamenti medici, anche rinviabili o di routine. Lo stesso dicasi per il concetto di “prossimità” per l’esercizio di attività fisica. Poi ci sono anche altri problemi: come si accerta se in una famiglia è stata violata la prescrizione che consente di uscire per la spesa solo una volta al giorno?”.

“E non manca – è, ancora, il pensiero di Maria Cecilia Peritore – qualche prescrizione di difficile comprensione: per esempio la tanto attesa “riapertura delle chiese”, di fatto si è concretizzata nella facoltà di tenere gli edifici di culto aperti fino alle 12 sotto la stretta sorveglianza del parroco. E i fedeli che vi vogliano accedere per la preghiera individuale devono scegliere o quella più vicina all’abitazione, ovvero quella che si trovi lungo il tragitto da percorrere per spostamenti consentiti. Insomma, una sorta di “sosta” incidentale”. Sorge poi il dubbio che ci si sia dimenticati dei cimiteri, dove gli assembramenti possono facilmente essere evitati. Perdura il “veto” per le Messe, anche se da più voci si sottolinea la possibilità di assicurare il rispetto delle misure di distanziamento sociale grazie alle quali molti servizi giudicati essenziali non sono stati interrotti”.

Ci sono precedenti analoghi, cui fare riferimento?

“Questa è la prima legislazione di emergenza sanitaria, almeno da 25 anni a questa parte, che io ricordi. Quindi non possono esserci precedenti e dobbiamo riferirci alla Costituzione ed ai principi generali del nostro ordinamento. Certo, è difficile tracciare con precisione il limite tra giusta limitazione delle libertà individuali dettata dall’emergenza e illegittima limitazione di diritti costituzionalmente garantiti. Ancor più perché non è chiara neppure la durata della limitazione. Saranno le Prefetture ed i Giudici di Pace a dettare la prima giurisprudenza in materia di norme di emergenza Covid”.

(Foto Maria Cecilia Peritore) 

 

 

 

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