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Bandiera a mezz'asta

Cronaca

La morte dell’operaio licatese, Cgil, Fillea e Rifondazione: “Rendiamo il lavoro più sicuro”

Cgil e Fillea di Agrigento, e Rifondazione Comunista di Licata, sono intervenuti sulla morte di Giovanni Callea, l’operaio licatese di 44 anni deceduto lo scorso 11 di maggio per folgorazione.

“Non possiamo che rilanciare con forza – scrivono Cgil e Fillea con Massimo Raso e Vito Baglio – il senso di una battaglia, che va avanti da decenni, per affermare che occorre maggiore sicurezza nel lavoro, che il lavoro deve servire a vivere e non a morire. La Cgil e la Fillea lo hanno gridato difronte ad ogni incidente, ad ogni infortunio grave, ad ogni morte e sprecato tante parole al vento, nella disattenzione e nell’indifferenza di quelli che debbono decidere. Non rendiamo vano anche questo ulteriore sangue, rendiamogli onore cercando di far compiere a questa nostra società un passo in avanti: abbiamo bisogno di lavoro, di lavoro pulito e sicuro, non permettiamo più che quelle tristi liste di morti si allunghino ancora. Le istituzioni – concludono i sindacati -preposte al controllo ed alla vigilanza su queste tematiche debbono concentrare le loro attenzioni”.

Secondo Rifondazione Comune “se nel 2017 ancora si muore è colpa del sistema capitalista su cui si basa la nostra società. Nella nostra società capitalistica, il profitto e l’ottimizzazione dei tempi sono dei capisaldi intoccabili su cui non bisogna neppure discutere. I diritti dei lavoratori sono diventati un lusso, l’articolo 18 è stato cancellato e lo Statuto dei lavoratori è considerato una carta vecchia e inutile. Perciò il problema è alla radice, il problema è il sistema capitalista che mette il profitto davanti alla vita delle persone”.

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