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“Io sono un Clochard. La mia voce”. Ecco il nuovo libro dell’autore licatese Vincenzo Scuderi

Nuovo libro per il docente e autore licatese Vincenzo Scuderi.

Il lavoro si chiama “Io sono un Clochard. La mia voce”.

Vi proponiamo la descrizione del libro a cura dello stesso autore.

“Un autore che si fa straccione, che si trova per strada ad elemosinare un centesimo di soldo oppure una piccola moneta di affetto?

Mi sono immedesimato nei panni, nella coscienza, nei pensieri, ragionando proprio come un clochard. Non saprei dire con precisione come mi è balenata l’idea balzana di scrivere un libro sui i cosiddetti barboni, i pezzenti, gli elemosinanti, gli straccioni, sbandati.

Non riesco neppure a spiegare come ho avuto l’ardire di dare a uno di loro, voce, identità.

Come se io stesso, all’improvviso, senza sapere come, fossi diventato l’emarginato di turno, catapultato in piena strada e mi fossi ritrovato concretamente l’individuo elemosinante, pieno di sporcizia addosso.

Chiedo ora perdono, per dovere del cuore, ai miei amici clochard se ho osato profanare il loro mondo che per me, di là della scorza imposta dai benpensanti, si riscoprono, invece, con un’anima piena di sensibilità, di dolcezza infinita, colma del valore vero, autentico della vita, quello che vale e che rende eterno, mite, buono, il modo di concepire l’umanità.

Il loro è destino infame, accanito oppure una scelta? Chi può dirlo?

E poi, a cosa serve conoscerlo, quando si giunge a quella condizione di estremo degrado umano. Eccomi adesso! Sono io, proprio io, un clochard.

In fondo……

Facciamo parte di un’unica famiglia, quella del genere umano, quella popolata da eternamente elemosinanti, che vivono nell’ambizione di ottenere qualcosa da possedere; fosse pure un ideale, un mondo nuovo diverso, più rispettoso, magari per tutti uguale, come quello che probabilmente sognano, se soltanto potessero permetterselo, i clochard.

In fondo, ditemi…

Ciascuno di noi, non è forse un clochard, un elemosinante della vita che va questuando con tutti i modi possibili a disposizione, chi amore, chi ricchezza, chi potenza, chi denaro, chi si prostra al comando e ambisce il potere, chi mendica dominio, chi vanità, chi apparenza, chi caducità, chi inutilità, chi falsità!

Ecco allora dimostrato che tutti siamo accomunati fraternamente con gli altri, compresi, anzi, soprattutto con i cosiddetti diseredati.

Basterebbe solo cambiare l’abito, metterne facilmente uno simile a quello del barbone, sporcarsi un po’ il viso e il risultato è presto raggiunto. Io l’ho fatto idealmente.

Non mi pesa oramai questo vestito sporco che porto addosso, piuttosto, per me, conta il bene che posseggo dentro e poi, lo spirito di libertà, la ricerca continua di me stesso e dell’eternità, nonché il rispetto e il decoro che nessuno mai potrà intaccare.

Taluni passanti si tapperebbero pure le orecchie e imbavaglierebbero la loro coscienza per non udire, costatare di persona, la realtà degradante di un clochard.

Magari temono che quella condizione, possa essere, un giorno, la loro identità.

Per questo, tante volte, rifuggono i clochards, perché intravedono, in fondo, se stessi, lo spettro, il timore, di essere proprio così, come io adesso sono.

Il volume contiene il monologo di un clochard e la sua terribile fine sulla strada in un finale a sorpresa”.

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