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Elena Vatta

Storie

“Da Gorizia a Licata: storia di riscatto che unisce gli estremi dell’Italia”, ecco il libro di Elena Vatta

“Il bambino delle vigne”

“Da Gorizia a Licata: una storia di riscatto che unisce gli estremi della penisola”.

E’ così che Elena Vatta descrive il suo libro, dove Licata è protagonista.

Abbiamo conosciuto l’autrice de “Il bambino delle vigne” nei giorni scorsi a Licata, dove si trova per trascorrere un breve periodo di vacanza, e le abbiamo chiesto di presentarci, brevemente, il libro.

Ecco il testo che ci ha inviato:

“Mi chiamo Elena Vatta, sono laureata in Conservazione dei beni culturali e sono impiegata in ambito assicurativo a Trieste.

“Il bambino delle vigne” è il mio primo romanzo, uscito a dicembre 2022. È stato selezionato dal Salone Internazionale del Libro di Torino per la Libreria Self publisher, edizione 2024 e in questi tre anni è stato presentato in diverse librerie, biblioteche e alcune rassegne in Friuli Venezia Giulia.

Il romanzo nasce dal mio incontro con questa storia fatta di contrasti, di aspettative e di riscatti, una storia che mi ha parlato così intensamente da spingermi a condividere con i lettori le emozioni suscitate in me e mi ha portato a conoscere di persona sia l’ambiente del Collio goriziano che quello di Licata che trovano posto tra le pagine.

Mi definisco un’osservatrice curiosa di luoghi e di persone: amo stupirmi e ritrovare l’unicità che si nasconde nelle vite apparentemente ordinarie di ciascuno e condividere quel messaggio di passione per la vita che ogni incontro può dare. A breve uscirà il mio secondo romanzo.

“Il bambino delle vigne” è ordinabile in oltre 4.500 librerie presenti sul territorio italiano, sia librerie di catena (Feltrinelli, IBS, Mondadori), sia indipendenti, grazie al distributore Fastbook oppure nei più importanti stores online (compreso Amazon) sia cartaceo che ebook”.

Ed ecco, sempre a firma di Elena Vatta, una breve sintesi del libro:

“Abbandonato dalla madre in un collegio femminile a nemmeno due anni, Giuseppe, figlio di emigrati licatesi in Friuli Venezia Giulia, cresce benevolmente accudito tra le verdi colline del Collio goriziano. La vita del piccolo è divisa tra la solarità di Licata, meta delle agognate vacanze estive col padre che scende dalla Germania e la vita comunitaria nel collegio friulano, dove cresce consapevole di sé e dei diversi valori che in lui si incarnano. Apparentemente un’infanzia spensierata a cui non manca nulla, ma in cui il primordiale bisogno di amore esclusivo e incondizionato viene costantemente disatteso dall’assenza materna sempre più definitiva. Giuseppe impara a esorcizzare quella mancanza convincendosi di essere emotivamente indipendente e affrontando le sfide quotidiane come opportunità di riscatto. Eppure quell’amore materno negato lascia delle crepe nell’uomo che diventa: finisce col non abbandonarsi mai completamente ai sentimenti, con l’amarsi da sé come avrebbe voluto essere amato e con l’assecondare un infantile bisogno di accudimento. «Adulto troppo presto, bambino per sempre.» Finché non si imbatte nell’occasione inaspettata di pareggiare i conti col passato, di lasciarsi travolgere dall’amore e di far pace con la sua Storia.

Il romanzo è diviso tra due contesti geografici ed emozionali molto differenti eppure in fondo non così distanti, il Friuli e la Sicilia, che Giuseppe vivrà in modi e tempi molto diversi ma che col crescere contribuiranno a forgiarne la personalità e a restituirgli un senso di identità.

“Ad essere perfettamente onesti, la sua vita sarebbe dovuta essere molto lontana dalle verdeggianti vigne friulane e dai loro grigi cieli autunnali; avrebbe dovuto essere segnata dal calore dei pomodori maturati al sole cocente del sud, o dal sapore aspro e sugoso degli enormi limoni siculi. Ma la Storia alle volte prende pieghe diverse e fa della piccola storia di ciascuno di noi qualcosa di dissonante che può mescolare i sapori e i profumi di terre lontane, i sentimenti e le paure di persone e di ambienti tanto diversi e creare così individui che vivono di contraddizioni fin dal loro concepimento. E che forse da questi contrasti non si allontanano mai, in un’altalena di pienezza e mancanza, di sogni e cadute, di volere e potere. Un gioco di contrasti che segna una vita, finché non trovano casa.”

Liberamente ispirato ad una vicenda vera, «Il bambino delle vigne» è un delicato inno alla vita e alle molteplici possibilità di riscatto che offre”.

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