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Angelo Moncada

La mia città (vista da lontano)

Per decenni è stato “L’uomo dei giornali”: Angelo Moncada, in Germania, non dimentica Licata

L’uomo dei giornali, per decenni. Tre generazioni “sempre a vendere notizie”. Per i licatesi, è stata l’edicola “dell’orologio”, “il giornalaio del Comune”: il chiosco all’angolo della centralissima Piazza Progresso, a due passi dal Municipio.  Uno dei simboli della città.

Lui è Angelo Moncada, oggi settantenne rampante e per nulla pantofole e divano, vive in Germania con la famiglia e ama perdutamente, quella che definisce “la migliore che ci sia, un posto come nessuno”, la sua città, Licata. Per il terzo numero della nostra rubrica (ancora grazie per aver letto con numeri in crescendo le prime due), abbiamo scelto di raccontare la storia di chi, a Licata occupa di diritto un posto all’interno del tessuto sociale e culturale oltre che commerciale e strettamente legato all’attività professionale. “Ho solo amici a Licata”, ci racconta in una conversazione su Internet, grazie alla quale ci siamo messi in contatto. Anche il nonno ed il papà furono giornalai. Le mattinate ad aprire alle cinque, le storie ed i fatti di tutti, l’edicola era un punto di riferimento, una pausa della giornata per scambiare due chiacchere e un pochetto di buonumore. Il suo, quello che ha pure al telefono, impossibile non notarlo.

Angelo, sei “quello dei giornali” a Licata, nessuno ti dimentica: come hai iniziato?

“Ed io non dimentico gli amici di Licata, sono nel mio cuore. Il primo titolare è stato mio nonno Raimondo, poi il mio papà, Emanuele con mamma Angelica”.  

L’odore dei giornali, il senso del sapere proprio delle riviste in esposizione, appartengono ad Angelo, riflesso di amore per il proprio lavoro. E’ un predestinato, ci racconta un aneddoto curioso.

“ Non ricordo quanti anni avessi ma considerate che camminavo appena e bisbigliavo nel parlare. Un giorno, dovevano farmi il bagnetto a casa ed io, completamente nudo scappai, raggiungendo l’edicola dove lavorava mia mamma, incredula al mio arrivo, non riusciva a capire come avessi fatto, da solo così piccolo a trovare l’edicola non perdendomi senza che nessuno mi accompagnasse. Fu un segnale, era il mio mondo.

Ma eri nudo?

Si(ride) completamente, poi arrivò papà, si vergognava ad accompagnarmi a casa nudo, sapete cosa mi  mise addosso? Mi avvolse con il “Giornale di Sicilia”, sono nato tra i giornali non solo metaforicamente.

Sei stato anche “il giornalaio dei sindaci”

Si, data la posizione dell’edicola, in particolare c’era un rapporto ottimo con l’ex sindaco Amato, purtroppo scomparso di recente. Una volta il giorno di S. Valentino ci incontrammo dal fioraio, prendemmo cinque orchidee ciascuno. Eravamo solo noi due in negozio, gli dissi scherzando “se lei è il primo io sono il secondo cittadino”, scoppiamo a ridere, erano bei tempi. Si per anni i membri delle varie amministrazioni comunali sono stati miei clienti.

 

Per generazioni di ragazzini, eri “quello delle figurine”

Certo, fui il primo a vendere le figurine dei calciatori a Licata, quanti ricordi.

 

 

Sei sposato, marito, padre e nonno, come passi le tue giornate?

 

Vivo In Germania, lavoro ancora perché mi sento in forma. Ho il mio camion e vendo gelati, sto bene e mi diverto anche se…

Anche se?

Mi manca la mia città, credo sia la più bella in assoluto, manco da 22 anni ma il mio amore è vivo più che mai.

Perché sei andato via?

La crisi dell’editoria comprese le rivendite in genere, non si sbarcava più il lunario, ho dovuto reinventarmi. Gli edicolanti siamo stati spazzati via, in tutta Italia è così, ancor di più in centri come Licata dove l’economia è in difficoltà.

 

Torneresti?

Non so dirtelo, anche se l’amore è enorme. Mi manca tutto di Licata: a cominciare dai miei nipoti, li ho visti quattro anni fa e da allora solo in foto.

 

Ringraziamo “quello dei giornali di sotto l’orologio”, per il suo contributo.

 Vincenzo Montana

 

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