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Federica Bonfissuto

#licatesiacasa…nelmondo

#licatesi a casa…nel mondo. Federica, a Trieste fa l’Oss in un reparto Covid: “Devi essere forte”

Nuovo appuntamento con #licatesi a casa…nel mondo, rubrica che abbiamo ideato per raccogliere le storie dei licatesi che, ci siamo resi conto, risiedono in ogni parte del mondo. Storie al tempo del Coronavirus.

Ci ha scritto Federica Bonfissuto, operatrice socio sanitaria che lavora a Trieste, in una struttura con tanti reparti. Federica, quando le hanno proposto di lavorare nel reparto in cui ci sono diversi casi di Covid non si è tirata indietro.

Ecco la sua testimonianza:

“Salve a tutti, sono Bonfissuto Federica. Sono di Licata, ma ormai da quasi 9 mesi vivo in Friuli Venezia Giulia. Lavoro come operatore socio sanitario presso una grande struttura suddivisa in più reparti. Da quando sono arrivata, sono stata inserita in un reparto, che ho amato sin dall’inizio. Un giorno all’improvviso apprendo la notizia, come tutti voi, di questo COVID (virus). Nonostante ciò continuo ad andare a lavoro regolarmente, sperando che questo virus non arrivasse anche nella nostra struttura, ma così non è stato. Iniziano a verificarsi alcuni casi, soprattutto in un reparto che non era il mio. Svolgo il mio lavoro normalmente giorno dopo giorno nel reparto che mi è stato assegnato fin dall’inizio del mio lavoro. Un giorno mi arriva una proposta: accettare o meno di andare nel reparto dove ci sono casi di COVID perché manca personale. Non ci penso su nemmeno un pò e accetto subito. Inizio il mio primo giorno di lavoro in quel reparto, dove vi è tanta sofferenza e tanta tristezza, gente che sta male, gente che non sopravvive al virus. Io ho amato il mio lavoro sin dal primo giorno, motivo per cui ho scelto di fare questo lavoro e che continuo ad amare con i suoi pro e contro. Non è facile stare in quel reparto, non è per niente facile! A fine turno sei stanca sia fisicamente che mentalmente, sei angosciata per tutto quello che è accaduto. Non è facile sopportare per 7-8 ore la tuta protettiva che ti porta un caldo assurdo, la mascherina che ti segna tutto il viso e fa un male assurdo, gli occhiali e quant’altro. Preferisco non bere per tutto il turno, perché anche con una minima distrazione posso infettarmi. Non è facile vedere la gente che se ne va così, all’improvviso e io non posso fare più di quello che faccio e mi sento impotente. Devi essere forte per stare in quel reparto! Potevo anche rifiutare di andare e rimanere nel mio reparto, ma non potevo, cioè il mio cuore mi ha detto di accettare, perché se posso essere d’aiuto a questa gente in qualche modo, anche se posso fare ben poco, io cerco di mettercela tutta. Vado a casa sfinita, piena di dolori al viso. A fine turno devo anche fare massima attenzione a svestirmi di tutti i DPI per non beccarmi questo maledetto virus. Non nego che ogni giorno che passa questa missione diventa sempre più difficile, ma io cerco di fare del mio meglio ogni istante. Con questo vi invito a riflettere su molte cose, che in questa vita siamo solo di passaggio e dobbiamo apprezzare le cose che abbiamo e soprattutto le persone vicino a noi quando possiamo senza perdere tempo, perché la verità è che la vita è imprevedibile, un giorno è tutto nella norma, il giorno dopo non sai cosa ti riserva. Spero di portare al termine questa missione e uscirne più forte di prima

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