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Medici combattono il Coronavirus

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Il Covid 19 non è ancora battuto: “Riprendiamo a vivere, ma non dimentichiamo la prudenza”

Sono i giorni della ripresa, i giorni del dopo. Il Coronavirus rischiava di mutare atteggiamenti e comportamenti in chi, nel suo apice, si professava desideroso di cieli azzurri tutto l’anno, rondini pure in inverno e bellezza d’animo anche tra ipocrita di mestiere con patente conseguita all’università della falsa moralità.

C’è da sempre il mare tra, ciò che si dice e ciò che invece viene perpetrato. Ed il mare, in queste giornate di estate anticipata con contorno di falso inverno nelle ore notturne, porta ad una realtà di certo poco edificante. Le piazze italiane sono piene, e non dovrebbero. La gente rinasce, dimenticandosi. Scarsa memoria e irrilevante riconoscenza sono armi di massa ma, il poco tatto ed il buon senso ai minimi termini, sfianca. Ti prende dentro. All’interno di chi invece, ha una memoria.

Ieri, giusto ieri, si piangeva. Oggi è opportuno riprendere ma, il sorriso del tipo spot televisivo delle cliniche dentali, appare fuori luogo. Serve buon gusto. Uno strappo alla regola per chi è a dieta ferrea per patologie gravi, può starci ma cambiare radicalmente il regime alimentare può portare a gravi conseguenze, così dicono i medici. Gli stessi che, erano, giustamente, elevati alla loro straordinarietà per l’operato svolto in condizioni impensabili e mai vissute. E’ la stessa categoria che, adesso non stiamo più rispettando: se mi stringo in piazza, mortifico il loro lavoro, le incessanti giornate alla ricerca di soluzioni. A donne e uomini col camice che diventa abito da sera, con uscita con il compagno rinviata a data da destinarsi, si è prima medici. A tarda sera, dottore disturbo? No, non si preoccupi, la loro risposta al telefono, si sente male? Stia sereno. Tutto questo va protetto. Con i comportamenti.

Il superfluo, è tale. Non è necessario, questione di concezioni ma anche di oggettivo rispetto e realistica attualità. Un vaccino andrà trovato ma non è un paio di jeans, vado e li compro, poi magari li modifico dalla sarta o li cambio. No, il vaccino è “leggermente diverso”, serve tempo, pazienza e studi. Tante notti insonni e medici ingegnosi. Nel frattempo, per l’aperitivo di massa non si può attendere.

Del resto,  oggi si attende poco, si tende poco ad aggiustare, a rammentare. Serve raziocinio. Sia chiaro e fuor da malintesi, c’è un’Italia da modello, che rispetta e si rende conto. Ci sono taluni che, arrivano a certe concezioni solo toccandole sulla propria pelle. I problemi sono sempre degli altri ed il Covid mica è con me, è con gli altri. Ed invece non è cosi, a dirlo i numeri ed i precedenti post fase2 in Cina. Il nemico non è vinto, non è battuto, Generale la guerra non è finita e si sta ancora come d’autunno sugli alberi le foglie. La precarietà sanitaria non è sorpassata. Ottimismo non è irrealismo.

In Lombardia metà dei casi in Italia, ad oggi. Sindaci e Governatori chiudono la movida alle nove e mezza della sera e fanno sapere che le prossime scene di assembramento, porteranno a chiusure drastiche. Si è liberi ma, le norme non scritte distinguono: nessuno mi impone di alzarmi dalla sedia in treno per far posto ad una gentile signora in stato interessante, non è scritto che io debba abbassarmi per raccogliere la busta della spesa cascata all’anziano uomo del supermercato. Nessuno, a parte il buon senso ed il garbo che non commina sanzioni ma rispecchia il proprio animo.

E’ notizia odierna quella di Cesare Abbate, dell’Agenzia Ansa, minacciato a Napoli, reo di aver fatto il proprio lavoro: fotografare gli assembramenti per renderli noti, costretto a cedere la scheda contenente le foto. Vicinanza assoluta e solidarietà, da cronista e da persona civile. Il giornalista è lo storico dell’istante, scriveva qualcuno, l’attimo va raccontato senza se e senza ma. Il 24 maggio 1900 nasce Eduardo De Filippo, genio del teatro italiano. L’uomo della nottata da passare, del “Teatro che significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male”. 

Chissà come avrebbe interpretato “la recita di alcuni” in questa fase di Coronavirus. Il sipario va rialzato, ad ognuno il proprio ruolo ma, serve calarsi nella parte con garbo, accortezza e buon senso, non serve scriverlo: è un canovaccio di rispetto per se stessi e per gli altri.

Vincenzo Montana

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