Seguici sui social
Acqua del rubinetto

Politica

Acqua, il Comune di Licata boccia le scelte dell’Ati, il sindaco: “Agiamo a tutela della nostra comunità”

Il 25 novembre scorso, in occasione dell’ultima assemblea (in ordine di tempo) dell’Ati idrico della provincia di Agrigento, il Comune di Licata ha votato no al sesto punto all’ordine del giorno, relativo alla presa d’atto della delibera della commissaria regionale Di Francesco che riconosce la salvaguardia istituzionale a 8 Comuni dell’ambito che ne hanno fatto richiesta, e prendere atto dell’adozione dello schema regolatorio per il 2021 – 2023 per i Comuni di Menfi, Alessandria Della Rocca e Santo Stefano Quisquina.

Arem Autoricambi

“Siamo convinti – sono le parole del sindaco di Licata Pino Galanti – che una spiegazione della nostra decisione vada data, per far comprendere ai cittadini cosa sta accadendo in seno all’Ars. Il governo regionale sta mandando avanti un Ddl per avocare a se i poteri delle varie Ati dell’isola e marginalizzare i poteri delle varie Ati territoriali. E’ bene he si sappia che in un’assemblea del settembre del 2019, il direttivo di allora portò la proposta di riconoscimento della salvaguardi gestionale degli otto Comuni. La seduta fu abbastanza animata, tanto che venne rinviata. A distanza di quasi un mese, fine ottobre 2019, il direttivo ripropone il punto all’ordine del giorno, e stavolta la proposta consisteva nel delegare gli uffici tecnici dell’Ati ad esaminare e eventualment approvare la stessa salvaguardia. L’assemblea – aggiunge il sindaco – approvò il trasferimento dei poteri decisionali all’ufficio tecnico, sic, con il voto contrario di due Comuni, e tra questi Licata”.

“I motivi dichiarati già allora erano due: assenza dichiarata – aggiunge Galanti – dallo stesso ufficio tecnico di Ati di alcuni requisiti, e perché l’assemblea non poteva spogliarsi di una sua responsabilità per delegarla agli altri. Si rimane per parecchi mesi in fase di stallo, e quasi un anno dopo, il 9 settembre del 2020, il presidente della Regione nomina un commissario ad acta, al quale demanda l’attuazione di tutta una serie di punti, che l’Ati non aveva voluto/potuto realizzare, tra i quali la definizione dell’iter per la richiesta di salvaguardia degli 8 Comuni la cui responsabilità, rammenta la Regione, non può essere demandata ad altri, ma rimane in capo all’assemblea ed in questo caso alla commissaria”.

“A fine luglio del 2021 la commissaria delibera – aggiunge il sindaco – il riconoscimento della salvaguardia ai Comuni richiedenti, sulla base della documentazione presentata dagli uffici tecnici dei Comuni richiedenti, non per un’ispezione o una audit richiesta a terzi. Per l’eventuale verifica. Il 25 novembre la delibera di cui sopra viene portata in assemblea, affinchè ne prenda atto, (accettata). Questa volta l’assemblea, smentendo se stessa, approva la proposta di prendere atto del delegato del Comune di Licata. Tra l’altro, nel frattempo si è aggiunta un’altra pesantissima motivazione che non è più legata ai requisiti che i Comuni da salvaguardare devono possedere, bensì al fatto che il PNRR prevede un cospicuo pacchetto di finanziamenti per la realizzazione di opere tese al miglioramento del SII, nei vari ambiti”.

“Condicio sine qua non – scrive ancora Galanti – per l’accesso alle risorse per il finanziamento dei progetti è che in seno all’ambito esiste un solo gestore. Visto quanto deliberato ad Agrigento, al momento abbiamo ben 11 gestori, che consideriamo già accorpati i due consorzi (Tre Sorgenti e Voltano)”.

“La scelta – conclude il sindaco Galanti – è stata una scelta ponderata ed a tutela delle migliaia di cittadini che ad oggi soffrono per una mala gestione del servizio idrico, che al momento ha attenzione per la tutela di altro ed è un lusso che non ci si può concedere, di rinunciare a detti finanziamenti. Siamo in pace con la nostra coscienza e se perdiamo la possibilità di realizzare i progetti perché abbiamo perso i finanziamenti, che vanno verso una normalizzazione del servizio idrico, i cittadini dell’ambito sanno già da ora a chi chiedere conto e ragione”.   

Pubblicità

Di più in Politica